Articolo di Annamaria Niccoli

Il 15 marzo 2011, la Siria è stata teatro di una rivoluzione che ha scatenato disordini su larga scala nel Paese governato da Assad. Il documentario “Sceicco Ibrahim, Fra’ Jihad”, diretto da Àndres Rump, racconta le vite di Fra’ Jihad e Sceicco Ibrahim. Il film mostra riprese girate all’interno di una delle moschee di Damasco e all’interno dell’antico monastero di Deir Mar Musa, riaperto nel 1982 dal gesuita Padre Paolo Dall’Oglio, nei pressi di Nabk, a circa 80 chilometri da Damasco, la capitale siriana. La comunità ecumenica, definita nella sua diversità, si impegna per il dialogo tra cristianesimo e islam. La comunità monastica ha mantenuto la tradizione nella persona del padre romano, scomparso senza lasciare traccia cinque anni fa. Girato in Siria nel 2010, il documentario è recentemente uscito nelle sale italiane con il supporto dell’associazione Khalil Allah – l’Amico di Dio e Magis (Associazione Gesuiti Italiani per lo Sviluppo). La storia è incentrata su Frà Jihad Youssef, monaco di rito siro-cattolico, e Sceicco Ibrahim, sufi considerato un mistico musulmano e uno dei leader della moschea ad-Daghestani di Damasco. La fotografia del regista sottolinea il valore dell’incontro armonioso tra due mondi, due religioni e, soprattutto, tra due persone. Non nonostante, ma proprio per le loro differenze culturali e geografiche, i due uomini, portatori della stessa tradizione essendo entrambi nativi di Damasco, perseguono identiche speranze e condividono una profonda religiosità, il cui consenso è un motivo costante della filosofia dei monaci di Deir Mar Musa e del dialogo tra Islam e Cristianesimo. Il contesto storico circostante indica una rottura, se non ostilità, tra le due comunità; Tuttavia, sorprendentemente, agiscono come partner e desiderano continuare questa relazione per dimostrare, sia alla Siria che alla comunità internazionale in generale, che un dialogo positivo tra musulmani e cristiani è possibile. Il regista è riuscito a catturare scene di vita quotidiana, estratte da discussioni non pianificate, sia individuali che tra le due figure religiose, riflettendo così il lavoro manuale. Il documentario è stato registrato al Monastero prima dello scoppio del conflitto nel 2010. Questa storia riflette la possibilità di dialogo e amicizia nel mezzo delle ostilità in un periodo di forti tensioni, soprattutto dopo i numerosi segnali dell’emergere del fondamentalismo in Medio Oriente. Padre Jihad spiega: “Il dialogo non consiste nel convincere l’altro, ma nell’accoglierlo per quello che è. Per prepararsi al dialogo, è necessario impegnarsi nello studio, ma anche con grande spontaneità”. Conclude inoltre: “Chi conosce veramente Dio non dovrebbe avere paura”.

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