Articolo di Annamaria Niccoli

“Mina”, regia e sceneggiatura di Fabio Guaglione e Fabio Resinaro, del 2016, con Mike Stevens e Tommy Madison. Due giovani registi con tutto il talento che serve, pur essendo solo agli inizi della carriera. Il mio, un gioiello tutto italiano, un orgoglio italiano in terra “straniera”. Ai Fabio il merito di aver avuto il coraggio di cimentarsi in un’opera così audace; magari tutti facessero lo stesso! Ahimè, in Italia, per film così “grandi”, servono soldi, quei pochi che ci sono, vanno ai “grandi nomi”, come sempre. Il cinema indipendente da noi è per pochi! Servono i soldi, le idee, le innovazioni, vanno nel cassetto! Le novità in Italia non guadagnano, non si lanciano, perché quand tu ci tieni un’idea e la porti al producente “.la registriamo o doppiamo in inglese!. Sali il costo della produzione, così fuggono via i giovani registi italiani all’estero. Ma siamo in Italia! Bello film con tanta gente di stereotipo del film americano Ma questo non necessariamente un male se ne esce fuori una storia interessante. Un soldato americano durante la missione pesta contro una mina e si ritrova intrappolato da soli nel deserto senza poter muoversi .
La produzione italiana si incentra ora sulle commedie cercando molto spesso la comicità ovunque anche dove non ci stia, ma molte pellicole si scrivono così male con forzatura, è così palese che si finisca per non far ridere.
Dati alla mano vedrai che incassi di un film di “Mine” in Italia ha incassato al botteghino un milione e mezzo di Euro contro i 6 milioni di un film del peso di “La la Land” che vengono loro volta superati dai 12 milioni di incasso raccolti per “Cinquanta sfumature di nero” cioè cinquanta sfumature di nero in Italia hanno avuto il doppio del successo di là la Land tu dieci volte successo su “Mine”. La trama di questo “Mine” è semplice. Un cecchino selezionato dai marines insieme al compagno di vita e compagno di squadra viene mandato in una missione segreta del deserto per uccidere un pericoloso terrorista poi succedono tanti imprevisti.
Le cose si complichino e sono costretti a fuggire dal luogo dell’agguato dopo un temporale di sabbia Si perdono nel deserto finiscono in un campo minato e qui succede un vero colpo di scena del film, cioè un soldato pesta contro lamina e si blocca fermo da soli nel deserto. Fermi, se muovi muori. Attorno al protagonista si svolge la sua biografia che ci svela attraverso le sue visioni le giustificatissimi allucinazioni, indotte da siccità e deidratazione sotto il sole cocente del deserto c’è situazione fisica e psicologicamente estrema.
Tutti i colpi di scena nel finale. La regia e l’impegno mentale, l’ispirazione e gli effetti artistici valorizzano il finale, senza i tanto decantati effetti speciali. E’ un po’ thriller con qualcosa di linguaggio horror.
Questo film è bello.
A supportarlo ad avere maggiore successo questo film.
Voglio sostenere i registi Fabio & Fabio che a mio parer possono offrire davvero tanto al cinema italiano e al cinema internazionale.
Hanno davvero delle grosse menti, delle grosse idee.

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"People ask me what I do in the winter when there's no baseball. I'll tell you what I do. I stare out the window and wait for spring."

~ Rogers Hornsby