
Articolo di Annamaria Niccoli
Antonio Strangio è stato dichiarato scomparso l’11 novembre 2024, dopo essere uscito di casa per lavorare nei campi agricoli e non essere tornato. La sua famiglia ha rapidamente segnalato la sua assenza, innescando estese ricerche nelle aree circostanti. Il 18 novembre 2024, le autorità hanno scoperto il suo veicolo, una Jeep Mitsubishi Pajero, in una zona isolata tra Bianco e Bovalino, vicino al fiume Bonamico in provincia di Reggio Calabria. Il veicolo è stato bruciato e al suo interno sono stati trovati resti carbonizzati. Inizialmente, gli investigatori hanno ipotizzato che i resti potessero appartenere ad animali; tuttavia, esami successivi hanno rivelato l’origine umana delle ossa. Infine, l’analisi del DNA condotta dal RIS di Messina ha confermato che i resti appartenevano ad Antonio Strangio, consolidando la tragica conclusione della ricerca di lui.
Il contesto familiare che circonda la morte di Antonio Strangio è fondamentale per comprendere i potenziali moventi dietro questo atto efferato. Mentre Antonio non aveva precedenti penali, suo padre, Giuseppe Strangio, era noto per la sua lunga storia criminale, tra cui condanne per omicidio e sequestro di persona durante gli anni ’70 e ’80, in particolare il rapimento di Cesare Casella. Questa eredità familiare solleva interrogativi sul fatto che la morte di Antonio sia legata al passato del padre o alle più ampie reti criminali operanti nella regione.
La natura brutale del crimine, caratterizzata dall’incendio del corpo, suggerisce una possibile esecuzione in stile mafioso, una teoria supportata dai conflitti territoriali in corso nell’area della Locride, che è segnata da violente faide tra clan criminali. Gli investigatori non hanno escluso la possibilità che l’omicidio di Antonio sia stato un risultato diretto di questi legami familiari con la ‘ndrangheta. Il processo investigativo sulla morte di Antonio Strangio è in corso.
Gli investigatori stanno esplorando potenziali collegamenti con altri incidenti criminali nella zona, oltre a esaminare filmati di sorveglianza e dichiarazione di testimoni per identificare movimenti o incontri sospetti prima della sua scomparsa. Un aspetto particolarmente enigmatico del caso è la comparsa di manifesti funebri che ringraziavano la comunità per il loro sostegno, pubblicati prima di qualsiasi conferma ufficiale della morte di Strangio. Ciò solleva domande inquietanti, “chi era a conoscenza della sua morte prima delle autorità e perché è stato riconosciuto in anticipo il suo decesso?”
Inoltre, molti cittadini di San Luca stanno lottando con le implicazioni di questa violenza, poiché la cittadina reggina ha una nota storia di conflitti, tra cui il massacro di Duisburg del 15 agosto 2007. E’ tanto il peso famiglia di Strangio nella comunità. Mentre si cercano risposte a livello legale, mentre pare che molti cittadini pare sappiano tutto, ma l’omertà e la paura di subire ripercussioni familiari o lavorativi, li ferma nel parlare con le Autorità.
Il tragico caso di Antonio Strangio evidenzia l’influenza pervasiva della criminalità organizzata, la ‘ndrangheta, nella regione. La speranza di giustizia e chiarezza in questo caso persiste, mentre le autorità lavorano per districare l’intricata rete di crimini e retaggi familiari che potrebbero aver contribuito a questo tragico esito.
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