
Articolo di Annamaria Niccoli
24 giugno 2025
“Girolimoni, il mostro di Roma” (1972), diretto da Damiano Damiani e interpretato da Nino Manfredi nel ruolo principale, è un’opera importante del cinema italiano. Il film è una ricostruzione minuziosa del famigerato caso di omicidio di minori attribuito al “Mostro di Roma”, che terrorizzò la città di Roma tra il 1924 e il 1927, ed è incentrato sulle accuse infondate e sulla demonizzazione pubblica subite da Gino Girolimoni.
Il lungometraggio va oltre le semplici rappresentazioni della criminalità, diventando un’analisi approfondita delle dinamiche del potere statale, della manipolazione fuorviante delle informazioni diffuse attraverso i media e del pervasivo panico sociale tipico dei moderni regimi fascisti. Sebbene sia stato applaudito per la sua profondità tematica e le sottili interpretazioni di Manfredi, il film è stato criticato per la sua rappresentazione dei leader politici e per la mancanza di profondità emotiva in relazione alla sofferenza delle vittime. L’evento storico rimane una questione controversa, con un dibattito accademico ancora in corso sul vero autore del crimine, garantendo così la rilevanza del film al di là del tempo come commento alle ingiustizie storiche e al danno continuo arrecato a un’identità ingiustamente stigmatizzata.
L’opera filmica esamina la raccapricciante serie di omicidi di bambini avvenuti a Roma tra il 1924 e il 1927, che crearono uno stato di terrore generale ed esercitarono un’enorme pressione sulle autorità affinché catturassero l’autore di questi crimini. Al centro della storia c’è Gino Girolimoni, l’uomo falsamente associato a questi eventi e da essi incessantemente demonizzato, il cui nome è purtroppo diventato un insulto onnicomprensivo nella cultura popolare italiana.
Il film è tipicamente classificato come “Drammatico”. Il soggetto, che riguarda l’omicidio di bambini e il presunto abuso di giustizia da parte dello Stato, si presta per le sue caratteristiche intrinseche al genere drammatico. La casa di produzione è Produzioni De Laurentiis Inter. Ma. Co. Il cast principale comprende Nino Manfredi nel ruolo di Gino Girolimoni, Gabriele Lavia (nel ruolo di Mario, ma più precisamente nel ruolo di Tarquinio Tirabosco), Orso Maria Guerrini (Gianni Di Meo, il giornalista), Guido Leontini (il brigadiere Apicella), Mario Carotenuto (il vetturino Sterbini) e Luciano Catenacci (Benito Mussolini, doppiato da Nando Gazzolo). La sceneggiatura è di Damiano Damiani, Fulvio Gicca Palli ed Enrico Ribulsi. La fotografia è diretta da Marcello Gatti, il montaggio è di Nino Baragli e le musiche sono di Riz Ortolani.
Il film inizia in una Roma assalita dalla paura, agli albori del regime fascista, mentre un’ondata di spaventosi omicidi di bambini riempie la comunità di terrore. La crescente indignazione della società costringe Benito Mussolini a chiederne l’arresto immediato, desideroso di presentare un’immagine di stabilità ed efficacia. Sotto un’enorme pressione politica, le forze dell’ordine arrestano rapidamente Gino Girolimoni, un fotografo e “viveur” dilettante, apparentemente rispettabile nonostante la chiara mancanza di prove a suo carico.
Ginolimoni subisce un lungo calvario, che include quattro mesi di detenzione nel carcere di Regina Coeli, dove gli agenti di polizia si sforzano continuamente di convincerlo a confessare crimini che nega fermamente. Il film drammatizza abilmente la “complicata agonia” subita da Girolimoni, incapace di scrollarsi di dosso l’opinione prevalente che lo considera colpevole.
Il commissario Giuseppe Dosi, che in seguito avrebbe svolto un ruolo fondamentale nell’Interpol, sollevò seri dubbi sulla colpevolezza di Girolimoni. Mostrando coraggio e saggezza, riaprì l’inchiesta mentre Girolimoni era in carcere. L’indagine sistematica di Dosi lo portò a sospettare di Ralph Lyonel Brydges, un pastore anglicano della Chiesa della Santissima Trinità a Roma. Brydges aveva precedenti di abusi su minori e, nonostante la sua età avanzata e le difficoltà con la lingua italiana, rientrava in molte descrizioni fornite dai testimoni oculari. Quando l’innocenza di Girolimoni divenne incontestabile, il regime, cercando di evitare il riconoscimento di un “errore grave e significativo”, taceva sistematicamente la notizia del suo rilascio e alla fine vietava la cronaca nera per preservare un’illusione di sicurezza e perfezione governativa.
Il film si conclude evidenziando il deplorevole destino toccato a Girolimoni dopo la sua assoluzione; sebbene giustamente assolto, è ancora stigmatizzato con l’etichetta di “pedofilo”, che lo porta a un perpetuo ostracismo sociale, alla perdita della sua fonte di reddito e a un declino nella povertà che durò fino alla sua morte nel 1961.
Tra il 1924 e il 1927, si verificarono sette omicidi di minorenni, cinque dei quali morirono in circostanze tragiche e due sopravvissero miracolosamente. Il modus operandi utilizzato ripetutamente prevedeva sequestri di persona, violenza sessuale e strangolamento, con la consueta presenza di indizi distintivi, come fazzoletti colorati o bianchi, rinvenuti sulle scene del crimine.
- Emma Giacobini, 4 anni, nata il 31 marzo 1924; sopravvissuta.
- Bianca Carlieri (3 anni) 4 giugno 1924; deceduta.
- Rosina Pelli (2 anni e mezzo) 24 novembre 1924; deceduta
- Elsa Berni (6 anni) 30 maggio 1925; deceduta
- Celeste Tagliaferri, 17 mesi, nata il 26 agosto 1925; sopravvissuta.
- Elvira Colitti (6 anni) 26 febbraio 1926; sopravvissuta
- Armanda Leonardi (5 anni) 13 marzo 1927; deceduta Nonostante le indagini condotte da Dosi e le conclusioni raggiunte, il caso del “Mostro di Roma” non ha ancora una denominazione ufficiale.
A prescindere dalla sua assoluzione definitiva, il nome di Gino Girolimoni è diventato un epiteto duraturo, associato a termini dispregiativi come “pedofilo” o “abominevole” in dialetto romanesco, un appellativo ancora in uso oggi. Questa situazione illustra le terribili conseguenze che possono derivare da una campagna diffamatoria sponsorizzata dal regime. Un caso del genere mette in luce le profonde e tragiche conseguenze della manipolazione politica sulla vita e la reputazione di una persona, con impatti negativi che durano ben oltre la vita dell’individuo in questione.
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