Foto: Gemini AI

Articolo di Annamaria Niccoli

9 agosto 2025

L’avvento e la diffusione pervasiva dei social media hanno ridefinito il panorama della comunicazione politica, trasformando radicalmente il modo in cui leader e istituzioni interagiscono con i cittadini. In Italia, con una media di quasi due ore al giorno trascorse sui social network, queste piattaforme sono diventate una fonte primaria di informazione per oltre un terzo degli utenti internet. Questo ha spostato il dibattito politico verso un approccio intrinsecamente “social”, permettendo ai politici di entrare nel quotidiano delle persone con un flusso informativo più continuo e diretto. Tuttavia, questa profonda trasformazione presenta una duplice natura, offrendo opportunità senza precedenti di contatto diretto.

I social media hanno aperto ai politici un canale di comunicazione diretto con i cittadini. Questa connessione diretta, se da un lato promette una maggiore trasparenza e partecipazione, dall’altro ha trasformato la politica in un’arena dove l’ideologia può facilmente prevalere sui fatti, alimentando fenomeni di odio e polarizzazione. Si è creato un “vuoto di vigilanza” rispetto ai media tradizionali, prontamente sfruttato da opportunisti per amplificare contenuti non verificati e rendere difficile il controllo dei messaggi onnipresenti.
Gli utenti digitali sono mutati, da passivi ad attivi. Gli utenti non sono più meri destinatari, ma sono attivamente impegnati nella ricerca, nel consumo e persino nella creazione di contenuti politici. Sebbene ciò democratizzi l’accesso alle informazioni, impone un onere maggiore sulla capacità di alfabetizzazione mediatica individuale. Senza i filtri giornalistici tradizionali, i cittadini sono chiamati a valutare criticamente le informazioni in autonomia, rendendoli potenzialmente più vulnerabili a contenuti non verificati e alla manipolazione.

L’Influenza dell’Intelligenza Artificiale

In questo contesto emerge un vero e proprio “paradosso democratico” nel mondo digitale: gli stessi strumenti progettati per migliorare la partecipazione democratica facilitano anche la loro compromissione attraverso la disinformazione e i gruppi.
L’Intelligenza Artificiale (AI) è ormai una presenza ineludibile nel panorama dei social media nel 2025. Ha rivoluzionato le campagne politiche, consentendo un impegno ideologico altamente personalizzato e un processo di identificazione strategico degli elettori attraverso la micro-segmentazione basata su comportamenti, interessi e inclinazioni ideologiche. Strumenti basati sull’AI riducono i tempi di produzione dei contenuti, generando visual personalizzati e dinamici.
Tuttavia, l’integrazione dell’AI solleva significative preoccupazioni etiche. La mancanza di trasparenza nei processi guidati dall’AI, il potenziale di la tendenza degli algoritmici nel targeting e le minacce alla privacy dei votanti rappresentano sfide centrali. Contenuti generati dall’AI, come annunci personalizzati e deepfake, rischiano di fuorviare gli elettori e amplificare le tendenze preesistenti, erodendo la fiducia nei messaggi politici.

Video brevi, restrizioni pubblicitarie e nuove regolamentazioni

Il predominio dei video brevi (short-form video) su piattaforme come TikTok, Instagram e YouTube Shorts è una delle principali tendenze del 2025. In questo contesto, la “personalità conta più della coerenza” per i brand, e lo stesso principio si estende alla politica, dove i contenuti autentici e diretti sono preferiti. I politici cercano di profilarsi caricando immagini più personalizzate per influenzare la percezione delle loro qualità di leadership.
Parallelamente, si assiste a significative restrizioni sulla pubblicità politica a pagamento. A partire da inizio ottobre 2025, Meta non consentirà più annunci politici, elettorali e su questioni sociali sulle sue piattaforme nell’Unione Europea. Sebbene Meta ritenga la pubblicità politica online vitale, le estese restrizioni sul targeting limiterebbero la capacità degli inserzionisti politici di raggiungere il loro pubblico. Questa restrizione non impedirà la pubblicazione organica di contenuti politici da parte di individui o candidati, ma ne limiterà l’amplificazione a pagamento. Altre piattaforme come X (ex Twitter), TikTok, LinkedIn e Pinterest hanno già da tempo vietato la pubblicità politica.
Il Regolamento UE 2024/900, applicabile dal 10 ottobre 2025, è stato concepito per garantire che i cittadini dell’Unione Europea possano compiere scelte informate durante le elezioni. Proibisce l’uso di “categorie specifiche di dati personali” per la profilazione nella pubblicità politica e l’uso di dati personali di minori. Le nuove regole impongono che la pubblicità politica sia “chiaramente etichettata” e che tutte le pubblicità online e le informazioni correlate siano conservate in un “archivio europeo online pubblico”. In Italia, la comunicazione istituzionale in periodo elettorale è specificamente regolamentata dall’articolo 9 della legge 22 febbraio 2000 n. 28, che mira a garantire la parità di accesso ai mezzi di informazione.

Etica, polarizzazione e il ruolo dell’informazione

Una comunicazione politica digitale etica si fonda su pilastri imprescindibili: trasparenza, accuratezza, rispetto della privacy. Questi “principi etici fondamentali” non possono essere statici, ma devono essere continuamente rivalutati e adattati alle nuove tecnologie e ai comportamenti degli utenti.
Nell’era digitale, l’attenzione è una risorsa contesa e gli algoritmi privilegiano ciò che genera coinvolgimento, non necessariamente ciò che è utile o vero. La “fabbrica del consenso” si riferisce al gonfiaggio artificiale delle metriche per creare un’illusoria popolarità.
I media tradizionali costruivano il consenso sull’autorità, mentre i social media favoriscono il “tribalismo” o “gruppi”, e la “militanza effettiva”, dove la realtà viene appropriata in base all’identità. La disinformazione acquisisce potere dalla sua capacità di fungere da “segno di appartenenza a un gruppo”, rendendo spesso inefficace il contrasto basato sui soli fatti. L’algoritmo agisce come un “editore invisibile”, contribuendo a una crisi del giornalismo tradizionale. Gli algoritmi, privilegiando l’engagement rispetto alla verità, minano il ruolo tradizionale del giornalismo come custode e verificatore delle informazioni.

Le Sfide

L’orientamento politico sui social media ha dimensioni affettive, portando all’ostilità e alla gioia per la sofferenza dei gruppi opposti. Le emozioni si manifestano “in maniera selettiva” in base all’appartenenza al gruppo, creando “camere dell’eco emotive” dove le emozioni negative verso “l’altro” vengono costantemente rafforzate. Quando il “contrasto non è sui fatti, ma sulla persona”, le risposte emotive diventano i principali motori di coinvolgimento e rafforzamento dell’identità. Questo rende il dibattito politico razionale estremamente difficile, spingendo gli individui a reagire con rabbia o disprezzo alle opinioni opposte, piuttosto che impegnarsi in un dialogo costruttivo.
La comunicazione politica si è evoluta dalla centralità di TV e radio, con un elettorato più ideologicamente definito, a un approccio più intimo e personalizzato sui social media, dove la vita privata dei politici assume un’attenzione spropositata. La disinformazione è una costante nella storia dei media, ma se la televisione disinformava in modo più silenzioso e monolitico, basandosi sul principio di autorità, ora sui social media l’effetto è performativo e identitario.

Responsabilità e Prospettive Future

Nell’era digitale, l’autorità è distribuita tra innumerevoli utenti, influencer e curatori algoritmici. Le piattaforme hanno la responsabilità di continuare a sviluppare strumenti efficaci per combattere la disinformazione, garantire la trasparenza delle interazioni e dei contenuti (anche organici) e migliorare la moderazione dei commenti per bilanciare libertà di espressione e civiltà del dibattito.
Gli organismi regolatori, come l’AGCOM in Italia e le istituzioni dell’Unione Europea, devono continuare ad adattare e rafforzare le normative per colmare il “vuoto di vigilanza”, garantendo che le leggi siano al passo con l’evoluzione tecnologica e le nuove forme di manipolazione. L’UE sta già agendo preventivamente con il Regolamento sulla trasparenza e il targeting della pubblicità politica (TTPA).
Infine, il ruolo più critico del “cittadino” è quello dell’alfabetizzazione mediatica. I cittadini devono essere equipaggiati con le competenze necessarie per valutare criticamente i contenuti online, riconoscere la disinformazione e comprendere i meccanismi di targeting e polarizzazione, discernendo tra fatti e narrazioni identitarie.

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