Articolo di Annamaria Niccoli

20 agosto 2025

Nella notte tra il 2 e il 3 novembre 1991, una violenta esplosione scosse la tranquilla frazione di Santa Tecla, ad Acireale. L’obiettivo era la villa di Pippo Baudo, uno dei volti più noti e amati della televisione italiana. Un ordigno, piazzato strategicamente, distrusse l’abitazione in un attacco che andava ben oltre il semplice atto vandalico, rivelandosi come un chiaro atto di rappresaglia mafiosa. Fortunatamente, in quel momento, Baudo si trovava a Roma, lontano dalla sua casa siciliana, ma la devastazione materiale segnò profondamente la sua vita e la coscienza collettiva.


Una punizione per le parole


Secondo le indagini e le successive testimonianze di diversi collaboratori di giustizia, l’attentato fu ordinato dal clan mafioso di Nitto Santapaola. La ragione non era legata a una questione personale, ma alle posizioni pubbliche e inequivocabili di Baudo contro Cosa Nostra. Il conduttore, con la sua innegabile influenza mediatica, aveva usato la sua voce per denunciare i metodi mafiosi e invocare l’applicazione della legge. Questa esposizione, considerata inaccettabile dall’organizzazione criminale, fu il vero movente dell’attacco, concepito come una “punizione” per un’insubordinazione che la mafia non poteva tollerare.


L’ombra delle stragi e la verità storica


Nonostante la chiarezza del movente, l’attentato non portò mai a condanne specifiche per gli esecutori materiali. Questo fu in parte dovuto a ragioni procedurali: le indagini su questo episodio furono presto assorbite da inchieste più ampie e prioritarie, come quelle relative alle stragi di Capaci e Via D’Amelio del 1992 e 1993. Inoltre, il presunto mandante, Nitto Santapaola, era già in carcere dal 1993. Tuttavia, il ruolo dei collaboratori di giustizia è stato fondamentale. Le loro dichiarazioni, inserite in inchieste come quella sulla cosiddetta “‘Ndrangheta stragista”, hanno contribuito a stabilire con certezza il legame tra l’esplosione e il clan di Santapaola. Sebbene le loro testimonianze non abbiano prodotto un processo specifico per l’attentato, hanno avuto un ruolo cruciale nel confermare la verità storica e nel rafforzare la narrazione pubblica dell’evento come un’intimidazione mafiosa.


Un simbolo di resistenza


L’attentato alla villa di Pippo Baudo rimane un monito potente. Ha dimostrato che la mafia non esitava a colpire figure di spicco della cultura e dello spettacolo, a conferma di una strategia intimidatoria che mirava a soffocare ogni forma di dissenso. La risposta di Baudo, che non si piegò alle minacce e continuò il suo impegno civile, lo ha trasformato in un simbolo di resistenza. La sua villa fu distrutta, ma il suo messaggio di denuncia e il suo ruolo nella lotta contro la criminalità organizzata rimasero intatti, a testimonianza di come l’impegno della società civile sia una barriera indispensabile contro la violenza mafiosa.

1)https://www.radioradicale.it/scheda/44714/lattentato-alla-villa-di-pippo-baudo-a-santa-tecla-catania?fbclid=IwY2xjawMOgHtleHRuA2FlbQIxMQABHr1pSOLK-Hjfz_Ytld2K-xmxn8ZcbThZfVnpjJ7n_SRBYzCAk-UwEkk3j3I8_aem_7FyMThih5CJyF0HmEp70Sg

2)https://www.radioradicale.it/scheda/42198/speciale-giustiziaconferenza-stampa-di-pippo-baudo-su-attentato-villa-in-sicilia

3)https://leg15.camera.it/_bicamerali/leg15/commbicantimafia/documentazionetematica/25/schedabase.asp

4)https://documenti.camera.it/leg19/resoconti/commissioni/stenografici/html/24/audiz2/audizione/2024/11/27/indice_stenografico.0068.html·(2024-11-27)

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