Donatella Colasanti                                                   Rosaria Lopez

Articolo di Annamaria Niccoli

29 settembre 2025

L’anniversario dei cinquant’anni dal massacro del Circeo non deve essere intesa come una ricorrenza, ma un monito severo inciso a fuoco nella coscienza civile italiana. Il sequestro, le sevizie e l’omicidio di Rosaria Lopez e la miracolosa sopravvivenza di Donatella Colasanti tra il 29 e il 30 settembre 1975 non furono solo un atto di efferata cronaca nera, ma il punto di rottura che costrinse il Paese a confrontarsi con le sue più radicate patologie sociali e giuridiche.
I carnefici: Angelo Izzo, Gianni Guido e Andrea Ghira, provenivano dalla “Roma bene” (il quartiere Parioli) ed erano legati all’estrema destra neofascista.
Le vittime, Rosaria e Donatella, erano ragazze di estrazione popolare.

Non si trattò di una follia improvvisa, ma dell’esito brutale di un’ideologia di superiorità. L’atto sadico e prolungato di 36 ore di orrore nella villa di Ghira. Fu l’espressione di un disprezzo di classe, di un senso di onnipotenza e impunità garantito, o quanto meno tollerato, dall’appartenenza a una certa “casta”.
Intellettuali come Pier Paolo Pasolini lessero l’evento come la manifestazione violenta di una “borghesia nera” che, nutrita di arroganza, vedeva il corpo femminile, specie quello proveniente da ceti sociali inferiori, come una proprietà, un mero oggetto da usare e distruggere.

Il delitto del Circeo fu amplificato da una reazione pubblica aberrante: la colpevolizzazione delle vittime. L’iniziale narrazione mediatica tentò di sminuire Rosaria e Donatella per aver accettato un passaggio o un invito da quei “bravi ragazzi”. Fu a questo punto che il movimento femminista intervenne con forza, trasformando il processo in un’aula di accusa contro il sistema patriarcale. Con il supporto di avvocatesse come Tina Lagostena Bassi, l’aggressione divenne un fatto politico sulla violenza di genere e sul diritto di ogni donna all’autodeterminazione, indipendentemente dal suo ceto o dalle sue scelte.
Il processo ai fatti del Circeo determinò la Rivoluzione Giuridica, ed evidenziò impietosamente l’anacronismo del sistema legale italiano.

È da ricordare che fino al 1996, la violenza sessuale era classificata dall’Art. 519 del Codice Penale come “delitto contro la pubblica morale e il buon costume“. Lo stupro era visto non come aggressione alla persona, ma come turbamento dell’ordine sociale. Ciò rifletteva una mentalità in cui l’onore della donna prevaleva sulla sua integrità fisica e psicologica. Ancora più umiliante era la previsione (Art. 544) del cosiddetto “matrimonio riparatore”, che permetteva all’aggressore di estinguere il reato sposando la vittima, sanando così il danno all’onore sociale.

La testimonianza coraggiosa di Donatella Colasanti, che si finse morta nel bagagliaio della Fiat 127 per sopravvivere, fu un atto di accusa diretto contro questa mentalità. Per oltre vent’anni, la sua lotta per la giustizia, affiancata dalle associazioni femministe, ha alimentato un dibattito incessante e pieno di ostacoli.
La battaglia culminò solo nel 1996 con l’approvazione della Legge n. 66/96, che riconobbe la violenza sessuale come “delitto contro la libertà personale”. Questa riforma non fu un semplice aggiustamento normativo, ma una vera e propria rivoluzione copernicana che spostò l’asse della tutela dalla moralità pubblica alla dignità e autodeterminazione dell’individuo.

Nonostante le condanne all’ergastolo in primo grado per Izzo e Ghira (Guido ottenne uno sconto di pena e la libertà), la latitanza ventennale di Andrea Ghira (trovato morto in Spagna nel 1994, ma identificato solo nel 2005) e la tragica recidiva di Angelo Izzo hanno lasciato un retrogusto amaro.
Nel 2005, Izzo, in regime di semilibertà, ha ucciso altre due donne, Maria Carmela Linciano e Valentina Maiorano, dimostrando la fallibilità del sistema carcerario e la persistente sottovalutazione della sua ferocia criminale.

A 50 anni di distanza, la memoria del Circeo è un monito permanente. Il coraggio di Donatella Colasanti, che lottò per la giustizia fino alla sua morte nel 2005, e il sacrificio di Rosaria Lopez, restano il simbolo di una battaglia culturale contro l’impunità e contro ogni forma di ideologia che giustifichi la sopraffazione. L’anniversario del 2025 non è solo un momento per ricordare l’orrore, ma per ribadire la necessità di una vigilanza culturale costante, perché la conquista di una legge più giusta non significhi mai la fine dell’impegno civile.

https://www.articolo21.org/2025/09/50-anni-dal-massacro-del-circeo-latina-non-dimentica/

https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/09/29/massacro-circeo-50anni-podcast-anudo-news/8140619/

https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/09/29/delitto-circeo-femminicidio-violenza-genere-news/8142755/

https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/07/07/massacro-circeo-podcast-anudo-fatto-emonsnotizie/8050024/·(2025-07-07)

https://www.unidprofessional.com/massacro-del-circeo-giustizia-nei-casi-di-violenza-sulle-donne/?srsltid=AfmBOopHumuPCf_478Xa0sZnLYco5XIb3sWMXGkGBdJftgAgybQi3mnB·(2025-03-08)

https://www.repubblica.it/cronaca/2025/09/28/video/massacro_del_circeo_50_anni_dallorrore_cosa_successe_quella_notte-424875073/

https://www.rainews.it/articoli/2025/09/strage-del-circeo-ferita-ancora-aperta-50-anni-fa-lincubo-di-donatella-colasanti-e-rosaria-lopez-80899fb7-d9db-460d-a3d5-88f6aab476a3.html

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