
Articolo di Annamaria Niccoli
Da Picasso alla street art, ecco come l’arte rompe il muro dell’indifferenza e trasforma le statistiche in emozioni universali
Si dice spesso che un’immagine valga più di mille parole. È un vecchio “dire”, forse ormai logoro. Nell’era digitale, dobbiamo aggiornare il concetto: “un’immagine non solo vale, ma può fare molto più di mille parole”.
Viviamo immersi in un flusso incessante, quasi assordante, di informazioni. Titoli di giornali online sfrecciano sui nostri schermi, i lunghi editoriali vengono scorsi velocemente, i discorsi politici, per quanto accorati, spesso scivolano via senza lasciare traccia, perdendo il loro peso politico specifico. Siamo anestetizzati dalle parole.
Eppure, esiste ancora una forza silenziosa capace di fermare il tempo, di rompere le barriere e costringerci a guardare: l’arte.
Perché un’immagine risulta ancora incisiva? La risposta risiede nella biologia della nostra percezione. La lettura di un testo, che sia un reportage di guerra o un saggio sulla povertà, richiede un processo cognitivo sequenziale.
L’intento dell’artista impegnato è colpire al cuore prima che alla testa. Se un report giornalistico ci informa che un conflitto causa migliaia di vittime, quel dato rischia di rimanere una statistica astratta. L’opera di un artista, mostrandoci il dolore di una singola madre o lo sguardo di un bambino, bypassa la razionalità. In quell’istante, non stiamo “leggendo” la statistica; lo stiamo “sentendo”. L’arte rende quel dolore universale e, finalmente, insopportabile.
Il limite più grande della comunicazione verbale resta la lingua. Le parole, per loro natura, dividono. Fra più nazioni spesso necessitano di traduzioni che sono soggette a sfumature culturali e interpretazioni errate. L’immagine, invece, parla una lingua visiva universale.
Un murale che rivendica i diritti civili, una foto iconica di protesta, o una vignetta satirica sulla crisi climatica vengono compresi istantaneamente. Il messaggio arriva con la stessa potenza a un passante a New York come a uno a Pechino. Si crea così un codice aperto che non richiede sottotitoli.
L’arte contemporanea non è solo decorazione. Dall’attivismo contemporaneo di figure come Banksy fino al tormento storico impresso nelle tele di Picasso, l’arte dimostra di poter essere un’arma politica formidabile. I murales di Banksy, che appaiono improvvisamente sulle macerie o sui muri delle nostre città. Non sono semplici disegni, sono vere opere che colpiscono la coscienza collettiva.
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