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Articolo di Annamaria Niccoli

29 dicembre 2025

“Mediaset agirà con determinazione in tutte le sedi sulla base esclusiva di elementi oggettivi e fatti verificati per contrastare la diffusione di contenuti e ricostruzioni diffamatorie o calunniose, a tutela del rispetto delle persone, dei fatti e dei propri interessi. In quanto parte di un primario gruppo europeo quotato, Mediaset ha il dovere di tutelare, l’integrità delle proprie attività e dei prodotti editoriali, nonché la propria reputazione nei confronti del mercato e del pubblico”. “Allo stesso tempo, Mediaset  ribadisce che chi opera per l’azienda è tenuto ad attenersi a chiari principi di correttezza, responsabilità e trasparenza, come definiti dal Codice Etico, che viene applicato senza eccezioni. Sono in corso tutti gli accertamenti e verifiche per garantirne il suo rispetto”.

Il dicembre 2025 rimarrà impresso nella memoria collettiva come il momento in cui le fondamenta della televisione commerciale italiana hanno iniziato a tremare. Quello che si sta consumando non è un semplice scontro tra titani del gossip come Alfonso Signorini e Fabrizio Corona, ma lo smantellamento pubblico di un modello di gestione del potere mediatico che ha radici profonde e, apparentemente, ramificazioni oscure.

Per decenni, il cosiddetto “Sistema Signorini” ha operato su un triangolo di potere perfetto e senza precedenti:
1) Editoria: Il controllo del settimanale “Chi”
2) Televisione: La direzione autoriale e la conduzione del Grande Fratello.
3) Protezione Aziendale: Un legame storico e privilegiato con la famiglia Berlusconi.
Questo meccanismo ha garantito la creazione di un circuito chiuso: un personaggio veniva lanciato dal reality, alimentato mediaticamente dalle copertine di “Chi” e infine riportato in TV come opinionista. Una catena di montaggio in cui la realtà e la messinscena si sono fuse fino a diventare indistinguibili, eliminando ogni confine tra informazione e intrattenimento.

La crepa irreparabile si è aperta con il format “Falsissimo” di Fabrizio Corona. Il nome di Antonio Medugno è emerso come il “caso zero”: il modello ha rotto il silenzio parlando di pressioni, scambi di materiale intimo e “baci rubati” come pedaggio necessario per la visibilità.
Le accuse sono pesantissime: Corona parla di un sistema basato sullo scambio sesso-successo, supportato da una lista di oltre 100 testimoni pronti a confermare richieste intime in cambio dell’accesso alla casa di Cinecittà. La Procura di Milano è ora al lavoro sul materiale informatico sequestrato per trasformare queste denunce in prove giudiziarie.

L’analisi critica dei fatti rivela che il problema non è un’anomalia recente, ma una prassi consolidata. Già nel 2013 emergeva il fenomeno del “doppio binario” nei casting:
1) La fila degli “invisibili”: Migliaia di ragazzi comuni costretti ad attese estenuanti per provini di pochi secondi.
2) La corsia dei “prescelti”: Nomi già noti o selezionati in contesti privilegiati che scavalcavano il merito e l’attesa a fine giornata.
Oggi, alla luce delle denunce di Medugno, quel sistema di selezioni parallele assume una connotazione molto più sinistra di una semplice ingiustizia professionale.
Nota: (Episodio cui ho assistito personalmente, essendo il fotografo ufficiale dei casting “Grande Fratello” 2013 a Lecce)

Davanti alla “gogna mediatica” e allo stress insostenibile, Alfonso Signorini ha scelto la ritirata strategica, molto probabilmente consigliata dai suoi avvocati, si autosospensione da Mediaset e chiusura dei profili social.
L’azienda di Cologno Monzese, dal canto suo, ha eretto un muro legale. Pur accogliendo la decisione di Signorini, la nota ufficiale di Mediaset punta alla tutela del mercato e della propria reputazione come gruppo quotato. Il richiamo fermo al Codice Etico, applicato “senza eccezioni”, suona però come un interrogativo aperto: come ha potuto un sistema basato su scambi di favori e selezioni opache operare indisturbato per oltre dodici anni, forse anche prima,  sotto gli occhi dei vertici?
Nel caso specifico, la “sospensione” scelta da Signorini e accolta da Mediaset è una mossa interlocutoria prevista dal sistema sanzionatorio per dare tempo all’azienda di completare gli accertamenti interni.
Se le verifiche confermassero le denunce di Antonio Medugno e degli altri testimoni, il passaggio dalla “sospensione” alla “risoluzione per giusta causa” diventerebbe un atto dovuto per proteggere l’integrità del gruppo di fronte al mercato e al pubblico.

L’aspetto più inquietante che emerge dai social e dal dibattito pubblico è la riflessione sul doppio pesismo della società. Molti utenti sottolineano con sdegno come, se le vittime fossero state donne molestate da un uomo etero, l’indignazione sarebbe stata immediata e globale. Il fatto che le presunte vittime siano uomini sembra aver generato un silenzio politico e aziendale imbarazzante, definendo quello che molti chiamano il “Grande Me Too” italiano.
Mentre la Rai osserva con cautela — pur avendo per anni “importato” e legittimato i personaggi nati da questo circuito per inseguire lo share — il pubblico chiede a gran voce una pulizia radicale.

L’era dell’”impero di carta ” di Signorini pare prossimo al crollo. Se le testimonianze promesse da Fabrizio Corona dovessero trovare riscontro, non saremo di fronte a un semplice scandalo, ma al fallimento di un intero modo di intendere la televisione in Italia.

Una replica a “Il “sistema Signorini” e il crollo di un’era televisiva”

  1. Avatar unallegropessimista

    Prima c’ erano le Olgettine….

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