
Articolo di Annamaria Niccoli
14 dicembre 2025
Campi Bisenzio (Firenze). Una macabra scoperta ha scosso la comunità di Sant’Angelo a Lecore, frazione di Campi Bisenzio. In un’abitazione è stato ritrovato il corpo di un uomo di 32 anni chiuso all’interno di un baule o una cassapanca sigillata in una stanza.
Il corpo era in uno stato avanzato di decomposizione, elemento che ha subito fatto ipotizzare che il decesso risalga a un periodo molto lungo, forse fino a circa due anni.
L’intervento della Polizia Municipale è scattato in seguito alle segnalazioni circostanziate dei vicini, allarmati dal persistente cattivo odore e dalla prolungata assenza di uno dei fratelli.
Si apprende che il soccorso non è stato immediato.
Un primo intervento era avvenuto nel pomeriggio di venerdì 12 dicembre per una segnalazione relativa all’anziana madre, ma in quel frangente non era emerso nulla di anomalo.
Il ritrovamento è avvenuto solo la mattina di sabato 13 dicembre, durante un secondo sopralluogo concentrato sulle precarie condizioni igienico-sanitarie dell’abitazione.
L’abitazione era occupata dalla vittima, dalla madre anziana di circa 70 anni e da altri due fratelli (un maschio e una femmina) tra i 30 e i 40 anni. La vicenda ha dipinto un quadro di profondo isolamento, fragilità e miseria.
La madre è stata trovata in gravi condizioni di salute e denutrizione ed è stata immediatamente ricoverata d’urgenza all’Ospedale di Careggi. I due fratelli, invece, sono stati accompagnati presso gli uffici della polizia locale per essere ascoltati dal Pubblico Ministero.
La famiglia viveva con la sola pensione dell’anziana madre, il marito della donna era deceduto tempo addietro. È stato accertato che il nucleo non risultava seguito dai servizi sociali del Comune.
Dai primi accertamenti sul corpo del 32enne non sono emersi segni di violenza, il che fa propendere per l’ipotesi di una morte naturale.
L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Firenze, si concentra quindi primariamente su: L’occultamento del cadavere nel baule, per chiarire eventuali responsabilità penali dei familiari in tale gesto; Le condizioni di salute della madre, per accertare se ci siano responsabilità penali legate al suo stato di abbandono e denutrizione.
Analisi di una morte da “Invisibile”
La tragedia di Sant’Angelo a Lecore ha scosso profondamente la comunità locale, evidenziando una tragica situazione di abbandono e solitudine che trascende la singola famiglia, ponendo interrogativi sul tessuto sociale contemporaneo.
Questa vicenda è l’espressione di un vuoto assistenziale fatale. La famiglia, in casi di estrema fragilità e isolamento, non è più in grado di garantire la dignità dei suoi membri. Contemporaneamente, i servizi di assistenza pubblica non sono riusciti a intercettare o a seguire questo nucleo in estrema difficoltà. L’assenza dei Servizi Sociali è la prova più lampante della “crisi del welfare”, dove il sistema di protezione fallisce nel raggiungere i nuclei a “rischio”, lasciandoli cadere nel baratro dell’autoisolamento.
L’eccessivo individualismo della società moderna porta a una svalutazione della cura collettiva. In un contesto che valuta l’individuo solo in base alla produttività, chi è affetto da isolamento, fragilità psichica o estrema povertà, viene espulso, diventando di fatto “invisibile”.
Il fatto che una persona sia morta e il suo corpo sia stato nascosto per anni, e che nessuno abbia rotto il muro del silenzio se non per il motivo pratico dell’odore nauseabondo o per la preoccupazione per l’anziana madre, suggerisce che l’indifferenza verso il prossimo è diventata la norma piuttosto che l’eccezione. Il ritrovamento, avvenuto solo al secondo sopralluogo concentrato sull’aspetto igienico, dimostra quanto la tragedia fosse invisibile fino al limite estremo.
L’occultamento del corpo, che appare un gesto non criminoso ma frutto di una morte naturale, sottolinea quanto l’isolamento sia divenuto patologico. Si tratta di un disperato tentativo dei familiari di negare la realtà, forse per paura delle conseguenze (come la perdita della pensione) o per incapacità di affrontare la situazione.
La madre anziana trovata in gravi condizioni di denutrizione sposta il focus da una “tragedia della morte” a una “tragedia della vita”. Non solo è stato nascosto un morto, ma non si è riusciti ad assistere un vivo, rafforzando l’ipotesi di una fragilità estesa a tutto il nucleo familiare.
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